martedì 3 agosto 2010

KAYLEIGH (Mystara)

Il terreno è più accidentato e impervio di quanto pensassi, la boscaglia nasconde dei tratti insidiosi. A volte perdo persino di vista il mio falco che sorvola la zona. Me lo devo proprio sudare questo Eremo! Speriamo almeno che la fatica venga ripagata… Se anche lì non sono in grado di aiutarmi, non so più dove andare a sbattere la testa. A parte su un solido muro, che di sicuro al monastero non mancherà. Sempre che mi permettano di farlo…

È tremendo non sentirsi più padroni delle proprie azioni!

E dire che la mia vita scorreva tranquilla, come volevo, non fosse stato per quel… quel… chissà chi diavolo eri in realtà! Tu e i tuoi occhi scuri sempre allegri, e quella voce profonda e cristallina, una voce capace di tessere incantesimi senza usare la magia. O forse già la usavi la magia, stronzo! Così potente e raffinata da ingannare pure i chierici.
Eravamo in dieci mandati di guardia, dovevano essere due mesi quasi noiosi. Pensa che all’inizio ero scocciata, non ero entrata nell’esercito per svolgere mansioni simili: ce l’avevo con papà perché facendo leva sul suo nome, ben noto tra i ranghi militari, anziché farmi spedire nelle guarnigioni al nord, dove si combatte davvero, mi aveva fatto mandare nei pressi di Darokin. Poi tutto sommato ero fin contenta: la disciplina - che mal sopporto, lo ammetto - era meno rigida, godevamo di una certa libertà e l’addestramento era comunque ottimo. Però, dico, eravamo in dieci. Io, te e altri otto. Un paio tra l’altro discretamente tonti. Dovevi incasinare proprio la mia, di vita? Perché, perché ero l’unica a cogliere fino in fondo il tuo sarcasmo e a divertirmi come una pazza? Era proprio la tua ironia a renderti diverso dagli altri, a parte quella tua voce fantastica. E l’ironia è merce rara tra i soldati. Avrei dovuto sospettare! Papà me l’ha sempre raccomandato: “Piccola, tu ti fidi troppo degli altri! Sei curiosa, disponibile, finirai per cacciarti nei guai. Impara ad esser più prudente, più cauta!” Almeno è stato così clemente da risparmiarmi il “Te l’avevo detto!”
O è perché ti ho sorpreso a discutere del furto della reliquia col vuoto? No, scommetto che avevi calcolato anche quello. Cominciavi pure a piacermi. E la tua storiella strappalacrime, il villaggio in pericolo, la vita della tua cuginetta e delle altre persone appesa a un filo… È la cosa che mi fa incazzare di più, perché, davvero, ripensandoci, quella, non avrei dovuto bermela! Almeno tu avessi retto il gioco fino in fondo! Potevi evitare quelle mezze frasi quando ormai avevi l’oggetto sacro a portata di mano, no? Non avrei avuto ripensamenti, il dubbio non mi avrebbe assalito e non avrei dato l’allarme. Ti saresti preso ciò che volevi e saresti sparito per sempre dalla mia vita. Che meraviglia! I guai che avrei passato sarebbero stati nulla rispetto a… a… cosa? Cos’è che mi hai fatto?
Sei un gran bastardo, mi auguro che i casini in cui secondo te io ti avrei messo siano anche solo la metà di quelli in cui mi hai messo tu. Credimi, mi basterebbe come soddisfazione. E se l’aspetto non era il tuo, beh, la voce è rimasta sempre uguale, anche quando ti sei mostrato come un uomo ben più maturo, con quel ridicolo cappello piumato in testa. E io quella voce me la ricordo bene.

Antonius, se devi ricomparirmi davanti, fa che sia solo per restituirmi la mia vita.

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