sabato 14 agosto 2010

PORTATI ALTROVE (Mystara)

Il punto di vista è quello di KELSIA. Il post è di Tenar

Mi stanno accadendo cose troppo strane. Mi sento come un foglia, in autunno, che cade in uno dei canali. Viene trascinata tra correnti e piccoli gorghi e i bambini stanno a guardare se sprofonderà subito o arriverà intatta fino al porto.
 Forse, scrivendo man mano quello che succede ogni giorno, avrò la possibilità di raccogliere le idee e ristabilire un senso agli eventi.

 Questa mattina ero a Glantri, la mia città, nel punto dove mio fratello, perché per me sarà sempre mio fratello, è morto. Gli scagnozzi di Rulf mi hanno raggiunto. Me lo aspettavo, ma non credevo che per me mobilitasse così tanti dei suoi uomini, né che si scomodasse di persona insieme a quella stregona della sua puttanella.
 Io volevo solo andarmene. Nessuno di loro mi è mai stato simpatico, ma ho diviso con loro il pane e il bottino e non mi andava di combatterli. Sono più veloce di loro a muovermi sui tetti e contavo di scappare.
 Poi all’improvviso, durante un salto, la magia della stregona mi ha raggiunto. Quella che ho sentito, però, è stata una voce maschile.
 “E una” Ha detto.
Sono caduta, la testa mi girava, ma quando ho incontrato il suolo e ho aperto gli occhi, non ero più dove dovevo essere.

Ero in una caverna fiocamente illuminata, insieme ad altre due persone. Una ragazza con qualche anno più di me, dal sangue elfico evidente nei capelli argentei, vestita con abiti pratici e accompagnata da un falco e un uomo dell’età di mio fratello, sempre in abiti elfici, dagli strani occhi violetti.
 Anche loro sembravano disorientati quanto me. L’uomo ha detto solo qualche parola, sembrava preoccupato dell’eventuale presenza di fate. Forse aveva battuto la testa davvero molto forte o credeva di essere finito in una favola, cosa che avrebbe anche potuto essere vera, per quel che ne capivo.
 La ragazza, sia pure disorientata e non a suo agio nella grotta mi è sembrata subito molto pratica, ha proposto di stare in gruppo e cercare di uscire. Tra me e lei siamo riuscite ad individuare un cunicolo da cui arrivava una corrente d’aria e ci siamo incamminati.
 Dopo poco abbiamo trovato dei cadaveri di un orco e di lupi. Sembrava che qualcosa avesse loro rotto le ossa, anche se la cosa più evidente era l’odore di morte e di decomposizione.
 Fortunatamente all’uscita mancava poco.

All’aperto la mezz’elfa si è subito rianimata. Ha osservato le montagne e il bosco e ha dichiarato che non eravamo troppo distanti da una strada, poi si è incamminata con passo silenzioso e sicuro.
 Ho cercato di fare come lei. Non volevo far capire che per me era tutta una novità. La vista delle montagne innevate, l’odore umido e vegetale del bosco, la sensazione degli aghi degli abeti sotto le calzature.
 Anche l’uomo si muoveva con sicurezza tra gli alberi e le lucine danzanti che ha fatto apparire attorno a sé (chissà perché) mi hanno fatto capire che è un qualche genere di arcanista.
 Dopo qualche tempo dagli alberi è spuntato un enorme lupo, ferito e sanguinante che è praticamente morto sotto i nostri occhi a pochi passi da noi. Siamo accorsi a vedere le sue ferite, segni di morso, forse di cani o lupi più piccoli. Che ci siano degli animali rabbiosi, qua in zona?
 Non ho fatto tempo a domandarmelo che sono spuntati due lupi, più piccoli, ma ringhiosi. La mezzelfa è andata subito in corpo a corpo e allora anch’io, per non sembrare da meno ho affrontato una delle bestie, anche se avevo paura e non avevo mai visto prima un lupo. L’uomo invece si è allontanato, per colpirli a distanza con la sua magia. Fortunatamente se io non avevo mai visto un lupo, neppure lui sembrava aver mai visto una schermitrice di Glantri e sono riuscita facilmente a distrarlo quel tanto che bastava per poterlo infilzare al collo. Intanto la mia compagna, con due spadate ben assestate ha sistemato il suo avversario.

 Alla sera, quando ci siamo accampati, abbiamo osato un po’ di conversazione tra di noi. Pare che tutti e tre, in un momento di pericolo, siamo stati teletrasportati da qualcuno nella caverna e tutti abbiamo sentito la voce maschile.
 La mezzelfa ipotizza che possiamo essere stati scelti da qualcuno per un tratto in comune, accenna alla mia spada e dice che tutti abbiamo con noi qualcosa di elfico.
 Annuisco. Lei mi piace molto. Vorrei essere così, autosufficiente e in grado di badare a me stessa. Se non fosse stato per lei non avrei saputo da che parte girarmi in queste montagne, invece pare che ci condurrà presto a un villaggio. Questa mattina credevo di iniziare una nuova vita basandomi solo su me stessa, invece dipendo da lei proprio come dipendevo da mio fratello. Spero solo di riuscire ad essere utile, almeno un po’.
 Dell’uomo non so cosa pensare. Parla poco, solo se interrogato e spesso ignora anche le domande dirette. Anche lui sembra ben contento di aver incontrato una ranger, ma con la magia sembra sapere il fatto suo e credo se la sarebbe cavato anche da solo. Del resto, sembra sia abituato alla solitudine. Si è sistemato un po’ discosto rispetto a noi due ed è intento a sistemare le sue cose senza voler approfondire in alcun modo la nostra conoscenza.

 Quanto al resto, non so cosa pensare. E’ possibile che il teletrasporto mi abbia salvato e, comunque, volevo andarmene da Glantri. Il villaggio dove siamo diretti può non essere peggiore di tanti altri posti.
 Tuttavia volevo anche essere libera.

2 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Ah come mi manca la mia amata Glantri, però nel mio caso un teletrasporto non basterebbe a portarmi lì, col ricordo però il viaggio dura un attimo e ci posso tornare quando voglio!
Salutatemela per favore.
Avandar del clan Erewan.

Anonimo ha detto...

Dovresti chiedere a Kelsia, è lei la glantriana. Anche se in fuga... Io non ci sono mai stata a Glantri e ora siamo leggermente fuori zona. Ma appena possibile, te la saluteremo ;-)
Kayleigh