lunedì 16 agosto 2010

PORTATI ALTROVE (Mystara)

Il punto di vista è quello di KAYLEIGH.

Aggirata questa collinetta dovrei finalmente avere l’eremo in vista. Ho voluto evitare i sentieri, forse non era necessario ma sto diventando paranoica. Le settimane di vita solitaria tra i boschi mi hanno permesso di recuperare l’autocontrollo e la stabilità emotiva. E di pensare. Il corpo ormai agisce autonomamente e il mio cervello svolazza libero. Ho escogitato qualche stratagemma quanto meno per limitare il problema. Sempre che funzioni… Speriamo che i monaci trovino una soluzione, ma sono pessimista. Il primo chierico a cui mi sono rivolta sta ancora ridendo adesso. Aveva proprio i lacrimoni agli occhi! Meno male che ho preteso prima il giuramento di silenzio assoluto sulla questione. Ce lo vedo piegato in due che risponde: “Niente, niente!” a chi gli domanda cosa ci sia di così divertente. Almeno farà la figura del c****one anche lui, visto che si è divertito a mie spese. Dagli altri non è andata molto meglio: qualcuno mi ha chiesto se ho mai sofferto di disturbi psichici – No, prima di Antonius no! – altri l’hanno presa più seriamente e con cautela, ma nessuno di loro mi ha trovato addosso qualcosa. Dicono che sono “pulita”.
 Gli ultimi giorni nell’esercito mi avevano quasi portato alla follia. Quello ormai è decisamente il posto peggiore dove stare. Peccato, gli istruttori elfici erano fantastici. Ho imparato da loro tutto quello che so. A parte maneggiare la spada, per quello è bastato papà.

  O un grande mercato, quelli con un sacco di bancarelle e pieni di gente, coi venditori che imboniscono la merce, magari pure i mendicanti… potrebbe essere quello il posto peggiore.
  No, tutto sommato credo vinca l’esercito.

Cos’è questa… Orma, grossa… Orco. Due… tre… troppi. Dannazione! Mi tocca tornare indietro e girare dall’altra parte. Dov’è Morgan… vola un po’ basso, potrebbero notarlo, meglio se lo richiamo.

Dunque, dov’ero rimasta… ah sì, l’esercito. Ecco. E le imboscate! Sono pericolose di loro, ma potrebbero essere più pericolose. Magari lo trovano destabilizzante: gli assalitori si danno alla fuga temendo una trappola. Sarebbe una scena bellissima!
Sì, ma se mi prendo per il culo da sola non ne esco più.
 Uffa, salendo da qui impiegherò una vita. Vediamo se taglio per di lì.
  In certe situazioni magari un bel paio di tappi…

Mi ritrovo su un piccolo strapiombo, sotto il quale stanno accampati gli orchi. Una decina. Ma che razza di strada hanno fatto! Va bene, girare i tacchi moooolto silenziosamente e telar… Ops. Una sentinella. Dallo sguardo ottuso ma bella grossa. VIA! Te lo puoi sognare di starmi dietro, bestione. Dai pure l’allarme, mi sarò dileguata prima che i tuoi amici arrivino quassù. La fregatura è che mi devo allontanare dall’eremo.
 Dovrei averli seminati, è mezz’ora che mi muovo. Mi apposto in ascolto e aspetto, ce ne sono due nei paraggi. Ma come! Li osservo bene: uno è un battitore. E bravo. Che ci fa da queste parti un gruppo di orchi con dei battitori? Piano B: frecciata. Preso, ma non abbastanza bene da azzopparlo. Ricomincio la fuga, anche perché la loro mira non è poi così scarsa. Sono molto più organizzati del previsto e mi stanno spingendo verso la zona più impervia. Li tengo in ballo per un paio d’ore, poi mi trovo nella classica situazione di emme: dirupo con ampia cascata da una parte, e 12-13 orchi poco amichevoli dall’altra. Vergogna! Prendersela in tanti grandi e grossi con una povera mezzelfa indifesa! Fortunatamente, non capisco la lingua degli orchi.
 Non c’è molta scelta: affrontarli è morte certa, se mi butto nella cascata, pur non essendo una nuotatrice sopraffina, ho qualche possibilità. Fischio per richiamare Morgan, non appena uno degli orchi tende l’arco mi butto. Che Maeliden mi guardi!
 Anziché l’impatto con l’acqua o con qualcosa di ben più duro, sento un’energia magica che mi avvolge accecandomi e una voce maschile -AAAAAAAAAAH! No, calma, non è la sua; è molto più banale - “E con questa fanno tre”.
Già mi scoccia per non essere la prima…
 Quando recupero la vista e il senso dell’orientamento mi ritrovo seduta in una caverna poco illuminata e puzzolente. Morgan mi ha conficcato gli artigli in una spalla, se non lo porto fuori di qui in fretta sbarella. Ma ci sono altre persone. Le osservo schiena al muro senza muovermi, la mano sull’elsa: un biondino spilungone in abiti elfici che si sta alzando in piedi e una ragazzina poco più giovane di me che chiede dov’è finita e chi siamo, puntando davanti a sé una spada. Mmmh, una bella lama elfica. I conti tornano: tre. Non mi sento minacciata. Il ragazzo, sui 25 anni, ignora la domanda e inizia a controllare il tunnel più vicino a lui. Maleducato! Io rispondo: “Non conosco lui, e purtroppo non so dove siamo né cosa mi ha portato qui. Però forse è il caso di trovare l’uscita e orientarci.” Mi alzo senza toccare le armi, anche lei si alza abbassando la lama, con gli occhi azzurri fissi su di me. È piuttosto alta per la sua età, ma magrolina, con i capelli corvini che fanno risaltare ancora di più il cielo delle sue iridi. No, non è un pericolo.
  –“Piccola, tu ti fidi troppo…” Sì, papà, sì. Lo so.
 L’altro continua a farsi i fatti suoi come se non esistessimo. Controlla in giro, poi mentre io perlustro un tunnel e la ragazza l’ultimo rimasto, dichiara soddisfatto che possiamo stare tranquilli perché non ci sono fate e si rilassa. Forse lui ha effettivamente dei problemi psichici… E poi perché dovremmo temere le fate? A Wendar ci si è appena trasferita tutta Alfheim, saranno un po’ scocciate di avere tutta sta gente di colpo tra i piedi ma non mi risulta che siano così rissose. Sarà… Comunque questo passaggio è bloccato da una frana. L’uomo biondo ha degli incredibili occhi violetti e appena capisce che sono una ranger mi si piazza alle calcagna ai canonici tre metri di sicurezza. Che fastidio… mi inquieta. La ragazzina dice di sentire filtrare dell’aria dal passaggio di mezzo. Vado a controllare: è vero, sembra che l’uscita sia vicina. Usciamo in fila indiana, ma ci imbattiamo in una grotta più piccola nei resti maciullati e decomposti di alcuni lupi e di un orco. Strano, non vedo ferite da tagli o morsi. Ossa spezzate, arti strappati… cosa può mai fare dei danni del genere? Meglio andarsene alla svelta prima che diventi un problema nostro. Siamo fuori in poco tempo. Mi riempio i polmoni di aria fresca e Morgan spicca subito il volo. Ora si ragiona.
 Punto primo: tracce di diversi lupi che proseguono diritto, ergo noi andiamo dalla parte opposta. Secondo: dove siamo? Vediamo un po’: quelle montagne là in fondo, messe per così… e il sole… se non mi sono persa delle ore… dovremmo essere a sud di Darokin e dovemmo riuscire a raggiungere la strada per Selenica prima del tramonto. Forse. Beh, il forse lo tengo per me, il resto lo dico agli altri. Certo con le stelle sarebbe più facile. Terzo: li porto al sicuro nel luogo civilizzato più vicino e poi tanti saluti. Anche se quel “E fanno tre” mi ronza in testa. Tutti d’accordo a proseguire in gruppo. E vorrei vedere senza guida dove andate… Parto leggera e silenziosa. Però, anche loro si muovono bene, senza far rumore. Ottimo, non ci noteranno. Ma sarà più difficile controllarli. Lo spilungone, sempre alle mie calcagna, non lascia tracce; sta usando un incantesimo. Lo curo costantemente con la coda dell’occhio. Il fatto che non parli praticamente mai ha i suoi vantaggi. Lei è più disorientata del dovuto, prudentemente controlla sempre alle spalle. Ma gli occhi con cui guarda le montagne, e il bosco circostante… dev’essere la prima volta che si ritrova catapultata nella vita selvatica. A maggior ragione se la sta cavando bene.
 Ci blocchiamo a un fruscio in avvicinamento: mi butto a terra conl’arco puntato, facendo segno agli altri di nascondersi. Un grosso worg barcollante si schianta su una pianta lì vicino, coperto da morsi di lupi più piccoli. È agonizzante, vorrei dargli il colpo di grazia ma lo spilungone mi ferma. Tenta di parlare con la bestia, che però spira. Non è normale: devono essere i worg a cacciare i lupi. Non mi piace. Come temevo, incocciamo in due lupi bavosi allo sbando poco più tardi. Sto maledetto mi è arrivato addosso costringendomi a mollare l’arco. L’adrenalina, al solito, mi libera la mente. Adoro il rumore della lama sul fodero mentre la estraggo, è il suono della concentrazione. La mia spada bastarda trapassa la bestia che guaisce indietreggiando. È già spacciata. Il biondo si è allontanato e sta lanciando un incantesimo. La ragazzina si pianta coraggiosamente davanti all’altro lupo e… finta! Ommamma aiuto! Subito dopo però gli assesta un bel fendente che fa stramazzare l’animale. E brava. Abbiamo risolto la situazione in fretta.
 Avanziamo con cautela, ma purtroppo quando comincia a calare la sera la strada ancora non si è vista. Ci fermiamo a mangiare, con le stelle capisco che eravamo più indietro di quanto credessi. Non di molto, ma ci tocca accamparci all’aperto. Mostro agli altri la cartina. La soluzione più vicina è il villaggio di Armstead, altrimenti li posso portare sulla strada. Il villaggio piace a tutti.
 Lui è sempre laconico, lei invece è più incline alla conversazione. Lui mi dà l’idea dell’opportunista, sta con noi giusto perché gli fa comodo. Se gli diamo fastidio può anche andarsene, non è che ci offendiamo. Forse nasconde qualcosa, ma del resto lo faccio anch’io.
 Lei no, lei è un gattino arrabbiato col mondo, ma dalle unghie affilate. Mi sta simpatica, molto.
“Piccola…” Sì, papà! Lo so!
 Però, ’sto dubbio me lo devo levare: chiedo se anche loro hanno sentito la voce. Non quella di mio padre, ovviamente… Sì: lei è la numero 1 e lui il 2. Lui stava per essere ucciso dalle fate vicino a Wendar e lei da un’incantatrice a Glantri città. Andiamo bene. Non voglio neanche saperlo il perché. Mi piacerebbe capire invece se siamo stati scelti proprio noi per qualche motivo specifico, se abbiamo qualcosa in comune. Mi viene in mente solo l’equipaggiamento elfico. E l’impressione che sto tralasciando qualcosa che non dovrei. Ma quella ce l’ho sempre e ho imparato a ignorarla. E poi, chiamarsi a versi è brutto: almeno i nomi… Lei è Kelsia. Suona bene. Lui si chiama Oz. Ma non è colpa sua.
 Entrambi, seppur in modo diverso, mi guardano con una certa considerazione. È la cosa più fantastica e misteriosa di tutte, quella che mi stupisce ogni volta: che i miei gesti e le mie parole siano in realtà così misurati e normali che nessuno si accorge dello strano carnevale in cui si muovono i miei pensieri!

3 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Dimenticavo che sono stato ben 10 anni ad Alfheim prima di imbarcarmi con coloro con cui attualmente condivido gioie e dolori pericoli e vittorie, salutami per favore, se puoi, quella terra meravigliosa sempre che, ora nel tuo mondo, essa non venga chimata Aengmor...
Rispettosamente Avandar del clan Erewan!

jamila ha detto...

Purtroppo, Alfheim ha avuto un incidente...
Non l'ho presa bene. No.
Kayleigh

Mr. Mist ha detto...

Che Ilsundal accolga in Arvandor coloro che sono morti, aiuti gli esuli derelitti e...porti la mano della giustizia sui responsabili se ve ne sono!
Avandar del Clan Erewan