venerdì 29 ottobre 2010

52b GIORNI DI TREGUA


 Al mattino ci svegliamo tardi. L’assenza dell’alternarsi giorno – notte ci crea delle difficoltà di adattamento. Durante la colazione Drev mi dice che vorrebbe esclusivamente riposarsi per un paio di giorni. In effetti qui siamo al sicuro, può rilassarsi e dedicarsi allo studio… appunto, con un’intera biblioteca netherese a disposizione ho paura che i giorni di “pausa” saranno ben più di un paio! Sembra che i selunnariti sentano come imminente il ritorno nel Faerun, convinzione rafforzata dalla nostra visita. Cerchiamo di spiegare che non è così, che ci vorrà ancora del tempo. Questo solleva parecchio la moglie di Lorcan, che deve preparare la popolazione alla nuova realtà. Ha ancora molto lavoro da fare prima di ottenere dei risultati soddisfacenti, l’addestramento sarà lungo e faticoso. Sì, ti capsico! Malik ne approfitta per stare un po’ con i suoi famigliari, noi giriamo per la città e cerchiamo di rispondere alle curiosità della gente. Non è semplice, perché soprattutto Drev tende a dare per scontate conoscenze che qui non hanno. Animali non intelligenti, agenti atmosferici, magia volta a far del male alle persone… Noto che i chicchi di caffè ricoperti di cioccolato hanno avuto un grande successo! Lorcan è al settimo cielo, è diventato l’ombra della moglie. Io in questa atmosfera carica di attesa ed aspettativa avverto qualcosa di stonato. Non posso fare a meno di pensare al cadavere di Lee custodito al tempio. Restiamo di nuovo a casa mia per la notte. Eliana ci avverte che domani mattina loro saranno fuori per partecipare alla “lezione” di Aud e torneranno per pranzo. Quando mi alzo i miei sono già usciti, lasciandoci la colazione pronta. Vado a svegliare Drev, che in realtà sta finendo di memorizzare. Mi siedo vicino a lui e gli chiedo cosa ha intenzione di fare. Vorrebbe consultare la biblioteca, visitare la città, lasciare copiare i suoi incantesimi che qui non conoscono e discutere di come organizzarsi per il ritorno di Selunnara. Si tratterebbe di fermarsi circa una settimana, liberi da minacce. Mi vede perplessa: “Perché, tu non sei d’accordo? Pensavo volessi stare un po’ con Eliana…” Certo, passo volentieri del tempo con la mia seconda famiglia, solo che non sopporto l’idea che ce ne stiamo qui tranquilli mentre Lee è morto. Lo so che è tutto sotto controllo, ma mi dà fastidio lo stesso. Poi però penso a Lorcan… Drev mi assicura che non avremo problemi a risorgere il monaco una volta tornati. Sì, è vero… È che qui non ho nemmeno la mia magia, e questo mi mette a disagio. Riesce a capire? Lascia scorrere i miei capelli tra le sue dita: “Come quando sono entrato nella camera di antimagia per liberarti dal fermaglio…”. –“Non bleffare, ci sarai stato 5 secondi in quella stanza.” –“Nooo, molto meno!” Non è per il fatto di non poter lanciare incantesimi, quello non mi pesa più di tanto: è il resto che mi manca, le mie percezioni… è come se fossi privata di uno dei cinque sensi. Mi appoggio con la schiena al suo petto mentre lui mi circonda la vita con le braccia: “Allora per una volta combattiamo ad armi pari. E posso darmi alla pazza gioia con tutte le altre senza conseguenze…” –“Sì certo, se pensi di non tornare mai più nel Faerun…” Mi bacia il viso ridendo. Però, a ben pensarci… –“Sai mago, dovremmo provare anche qui. Voglio dire, vivrei solo le mie emozioni, e sensazioni, senza interferenze da parte delle tue… Sarebbe un’esperienza interessante!” –“Oh sì, è un’idea fantastica… – la sua mano si insinua nella scollatura del mio vestito, facendola scivolare oltre la mia spalla – Quando hai detto che tornano i tuoi?”
 Restiamo a Selunnara per altri cinque giorni, più che altro per Lorcan. Drev si reca in biblioteca, ricerca incantesimi, ci consultiamo con gli Anziani. Io passo la maggior parte del tempo con la mia famiglia, un pomeriggio riesco anche a parlare con Aud da sola, mentre Lorcan è impegnato a giocare con il figlio. Sembra preoccupato di vedermi confabulare con sua moglie, chissà poi perché… Lei mi offre un tea, mi informo sulla situazione a Selunnara e sulle difficoltà che incontra nel suo “addestramento”. L’inizio è stato problematico, ma non sembra tipo da farsi scoraggiare facilmente. Del resto, se ha avuto successo con Lorcan non c’è dubbio che riuscirà anche in questo! Poi quando lei accenna al marito entro nel discorso che più mi preme. Non è facile… –“Quando sei morta Lorcan è caduto nello sconforto più nero. È stato un periodo durissimo per lui e sono passati più di due anni. Ha attraversato l’inferno, e…” Le visioni di quella sera quand’era ubriaco si accavallano disordinatamente nella mia mente, sciogliendomi le parole in bocca. Il corpo di Aud riverso per terra, il sangue, la rabbia e il dolore…
 Lei fissa il liquido nella tazza: “Immagino, e mi sento in colpa per questo…”  –“No!” Il tono perentorio della mia voce la fa trasalire.  –“Non devi sentirti in colpa! È questo il punto: se lui vuole fermarsi qui con voi ha tutto il diritto di farlo, senza dover rendere conto a nessuno e senza farsi alcuno scrupolo. Mi sembra il risarcimento minimo dopo quello che avete passato. Per noi non è un problema, davvero. Non c’è nessun obbligo morale che lo costringa a seguirci, ha già fatto abbastanza.” Lei mi osserva per qualche attimo, sorpresa. Poi mi sorride: “Ma tu te lo vedi Lorcan qui? Non resisterebbe nemmeno due settimane” – “Ci siete tu e Inlel, gli basterebbe…”
 In quella arriva di corsa il bimbo, tutto sudato: “Mamma, ho sete!” Rimango ancora un po’ a giocare con lui e poi torno a casa. Alla prima occasione Lorcan mi chiede di cosa ho parlato con sua moglie. Di niente in particolare, perché? Com’è che il nostro colloquio lo preoccupa tanto? Ha la coda di paglia… Lui risponde che quando le donne tramano sono molto pericolose. Ma piantala! Dovrebbe domandarlo ad Aud, se ci tiene tanto. –“Già fatto, ma non mi ha risposto!” Mi spiace, dovrà continuare ad arrovellarsi. Inutilmente, tra l’altro.

lunedì 25 ottobre 2010

52a DI NUOVO INSIEME


 Lorcan mi riscuote dai miei pensieri: “Allora? Cosa conviene fare?” Il nostro unico aggancio con gli Arpisti è Elminster, quindi dovremmo tornare da lui. Se usiamo il teletrasporto che ci ha dato Zelman, poi dovremmo ricercarne un altro o “sprecare” uno dei miei per Halarahh. Perderemmo parecchi giorni, anche per recuperare il credito da consegnare ai chierici di Latander. Ci ragioniamo sopra. Osservo il bardo, la soluzione viene da sé. –“La cosa migliore è andare a Selunnara. Saremmo al sicuro e voglio vedere con che coraggio ci negherebbero la resurrezione - In fin dei conti, hanno qualcosina da farsi perdonare… - Lì non sarà un problema recuperare pergamene di teletrasporto, non c’è bisogno di denaro e risolveremmo tutto in pochissimo tempo, senza rischi.” E Lorcan potrebbe riabbracciare moglie e figlio. Drev resta pensieroso per qualche momento, il bardo ha lo sguardo fisso davanti a sé, immobile, come se avesse paura anche solo di respirare. Il mago si gratta il mento: “Sì, è un’ottima idea”. Lorcan cambia colore, noi fingiamo di ignorarlo. Prendo una delle mie pergamene e leggo. La sensazione di vuoto e smarrimento dura più del solito, finché ci ritroviamo nella piazza dove ero arrivata l’altra volta. Ci sono diverse persone, soprattutto bambini, che ci additano incuriositi. Mi stringo nel mantello per evitare che si vedano i vestiti laceri, i tagli e le ferite che ancora sanguinano. Drevlin contempla l’enorme luna che ci illumina dal cielo. Sono tutti eccitati dall’apparizione improvvisa e dal nostro strano aspetto che non fanno caso alle nostre condizioni. C’è anche il nipote dell’Anziano, che corre immediatamente a chiamare il nonno. Poi tra le altre voci si alza netto un: “Papà! Papà!” Un bimbetto dagli occhi chiari si fa largo tra gli altri correndo verso di noi. Lorcan lo guarda incapace di muoversi o parlare, poi quando il bimbo gli arriva vicino se lo stringe addosso con le lacrime agli occhi e sembra non volerlo lasciare andare più. –“ Ma papà, che fai… dai, c’è un sacco di gente che ci guarda!” Selune, ricordi quando avrei meritato una leggera folgorazione per punizione? Ecco, scusa… e grazie, grazie davvero per questo. Lui cerca di frenare la commozione, io sono distratta da qualcuno che chiama il mio nome a gran voce. –“Mayuri!” Mi corre incontro. No, no, piano per favore, sto a mala pena in piedi… Riesco a non cadere, lei è stupita dal fatto che sia tornata così presto. Poi forse si accorge del sangue, ma in quella arriva l’Anziano con altre persone del consiglio e con la mia famiglia. C’è anche la moglie di Lorcan, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi spiccano tra la folla. Si getta tra le braccia del marito. Fai piano, così la stritoli! Nonostante faccia finta di nulla, Drev è tutto soddisfatto.
 Il mondo attorno a me comincia a ondeggiare pericolosamente. Rubiard si rende conto delle condizioni in cui versiamo io e il mago e riesce a portarci a palazzo, lontano dalla curiosità della gente. I selunnariti sono visibilmente preoccupati. E come spiego che è colpa del “fuoco amico”? Drev riassume brevemente l’accaduto mentre veniamo curati, e così scopriamo l’inghippo: gli incantesimi di resurrezione qui non sono molto usati, soprattutto perché mancano i diamanti necessari per il rituale. Potrebbero chiedere se qualcuno ne possiede tra gli oggetti di famiglia ed è disposto a cederli, oppure potrebbero pregare Selune per un miracolo, ma se ci fosse una soluzione più semplice sarebbe meglio. Mi sembrava troppo facile! Affidiamo il corpo di Lee ai chierici e torniamo verso la piazza. Subito la moglie di Lorcan, Aud, ci chiede se lui si è comportato bene. L’espressione di Drev è fantastica! Il bardo, com’è ovvio, si ferma con lei e il figlio, Drev invece accetta l’invito di Eliana. L’ho presentato in modo “neutro”, per evitare di metterlo in imbarazzo. Mayuri è incuriosita dalla carnagione del mago, che è ancora più scura della mia. Durante la cena viene sommerso di domande sul Faerun; lui è disponibile, parla volentieri. È molto stanco però, Eliana mette a sua disposizione la stanza degli ospiti.

venerdì 22 ottobre 2010

51b SAHARAEL

Drev pensa che al tempio di Latander potranno resuscitare il morto, il problema sarà recuperare la somma necessaria, visto che in zona non ci sono dei templi da cui attingere con la lettera di credito. E poi è impensabile attraversare di nuovo la zona infestata dai ragni così ridotti e col cadavere al seguito. La nostra discussione è interrotta dal suono di una lira proveniente dalle sale interne, che si fa sempre più vicino. Sulla soglia appare una figura traslucida: “Vi siete guadagnati il diritto di essere miei ospiti, accomodatevi”. Il diritto? Noi siamo venuti per una causa che anche tu dovresti condividere, solo per farti delle domande; e tu ci hai lasciato morire! La seguiamo in un ambiente più accogliente, trasportando il corpo di Lee su un disco levitante. Quando si accorge del cadavere, la donna commenta quanto sia fragile la vita mortale. Appunto! Ma del resto, quello non è che uno stadio dell’esistenza… Dopo si aprono nuove e più interessanti prospettive. Io per ora preferisco tenermi stretta la mia misera vita corporea… “Jamila, cerca di trattenerti, per favore!” Gli ambienti interni sono curati, illuminati da luci magiche e piuttosto lussuosi, ma desolatamente decadenti. Saharael si siede su un elegante seggio fregiato col simbolo della sua casata mentre riserva a noi delle panche di pietra.
 Mi fissa col suo volto inespressivo, dice che una lontana parentela ci unisce. Poi il suo sguardo si posa su Malik, e la sua voce si riempie di malinconia: “Ormai la mia mano non può più affondare nel morbido manto di un Tressym. Il mio ritorno in questa forma che non ho voluto mi ha negato anche questi piccoli piaceri, che stanno svanendo persino dai miei ricordi.” Mi sento quasi schiacciare dal peso della sua tristezza. E l’acqua che scorre fresca sulla pelle, il vento che solletica il viso… -“Tu sei colei che doveva giungere, riconosco il tuo anello”. Mi sta fissando di nuovo. Le spiego che siamo qui per il bracciale. Lei l’ha portato a lungo, ma ora non l’ha più: quando è diventata incorporea l’ha affidato a Tara, l’ultima netherese ancora viva. Viva? Caspita… Da ragazza era un’apprendista di Iolaum ed ha ucciso il suo maestro quando è diventato malvagio, dopo avergli carpito l’incantesimo per allungare la vita. Ora è affiliata agli Arpisti, un’associazione costituita da maghi buoni di cui fa parte anche Elminster; vista la longevità di Tara, la credono un drago d’oro. Saharael si ricorda anche dell’uomo che custodiva il medaglione. Si chiamava Taressim, ma è da molto che non ha sue notizie. L’ultima volta che l’ha incontrato, circa un secolo dopo la caduta di Netheril, era molto vecchio e aveva deciso di accettare la morte naturale, quando fosse giunta. Tara però ha svolto ricerche sulle chiavi del portale per Selunnara e potrebbe sapere molte cose. Prima però noi dobbiamo riuscire a trovare Tara… Forse gestisce una locanda, ma il fantasma non ricorda dove. Dovremmo chiedere agli Arpisti. Saharael parla volentieri, credo che da molto tempo le manchi il contatto umano. Cerchiamo di avere altre informazioni sulle Tenebre e su Iolaum. Quest’ultimo si era salvato per caso dal Cataclisma perché il suo rifugio era sottoterra, sotto l’attuale deserto dell’Anauroch, e non su una cittadella volante. Aveva sempre molti apprendisti, che in buona parte usava come fonte di energia vitale. E probabilmente è quello che ha insegnato alle mind flayers a diventare lich. La cittadella delle Tenebre già allora stava facendo esperimenti per passare sul piano esterno controllato da Shar, ma si è trovata lì per puro caso quando Netheril è caduta. Chiediamo anche il punto esatto in cui deve riapparire Selunnara: lo conosce, è il picco più alto di un gruppo di colline all’interno del deserto. Non sa dirci altro. Ci spiega però che lei non ha scelto di tornare come fantasma, ma non può andarsene perché il suo destino è legato a quello di Manshoon e non si è compiuto. Manshoon, il noto arcimago, un gran bastardo! Una minaccia da eliminare.
 Prendiamo congedo, lei ci prega di non disturbare la creatura che abita il piano di sotto, con cui sta tentando da molto tempo di comunicare e con cui finalmente ha stabilito un contatto. Non ha oggetti magici da darci, li ha usati tutti per sfamare la nebbia rossa, però consegna a Drev due pietre contenenti la storia di Netheril. Le sarebbe piaciuto avere del tempo per discorrere con lui del glorioso passato del suo regno, ma purtroppo noi dobbiamo andarcene… C’è un certo rammarico nella sua voce; mago, insomma: la mezz’orca, la signora dell’enclave thay, ora una non morta da svariati secoli… dovrei preoccuparmi? Le lasciamo la spada malvagia delle Tenebre e una bacchetta da dare in pasto alla creatura. Le domando se possiamo tornare a disturbarla, in caso avessimo ancora bisogno delle sue conoscenze. Lei si dice disponibile ad aiutarci. –“Intendo senza dover combattere di nuovo con i suoi guardiani…” Rimane un attimo in silenzio, poi comprende: “Farò in modo che passiate indisturbati. Voi mortali, siete così attaccati alla vostra vita limitata…”
 Sì, io lo sono. –“Beh, vista la nostra giovane età credo sia normale…” Il mio sguardo cade su Drev che cammina davanti a me. Le sue mani che premono sulla mia schiena, che indugiano sui miei seni, scivolano lungo i miei fianchi… Perché dovrei rinunciarci, tu hai avuto di meglio in cambio?

martedì 19 ottobre 2010

51a GLI ORRORI DA BATTAGLIA


 Al mattino, seguendo le indicazioni della cartina cominciamo a salire per la montagna; anticamente l’intera fiancata doveva essere lavorata e scolpita, la fortezza era stata ricavata dalla montagna stessa, ma l’erosione e la rovina dei secoli ne hanno risparmiato solo un vago ricordo. Dopo un paio d’ore arriviamo ad un portone squadrato che si apre verso l’interno. La profusione di decorazioni ancora visibili sull’architrave non lascia dubbi sull’origine netherese della costruzione. Poco più in alto c’è un balconcino, con un’altra porta. Prima di addentrarci sarebbe meglio sapere cosa ci aspetta: sperimento il mio nuovo “occhio magico”, che mando in avanscoperta. Comincio dal piano terra: una stanza piuttosto ampia sorretta da quattro colonne e con altre due aperture. Vi si aggira una strana nebbiolina rossa, sembra un essere incorporeo… non ho idea di cosa sia, dalla mia descrizione Drev deduce si tratti di un essere originario di un altro piano che si nutre della magia degli oggetti. Meglio stargli alla larga! Una delle due porte dà su una piccola fonte, l’altra su delle scale che salgono. Conducono ad un’anticamera che si apre verso il balconcino e su un corridoio che sbuca in un’altra stanza molto ampia, con una grossa colonna centrale e due armature complete che impugnano due spadoni ai lati. Non appena il mio occhio invisibile si avvicina, le due armature si animano e gli impediscono il passaggio, senza però attaccarlo. Secondo Drevlin non si tratta di golem ma di Orrori da battaglia, capaci di infondere poteri speciali alle loro armi e immuni ai dardi incantati. Bene! E io con cosa li attacco, a sputi? Visto che la nebbiolina non sembra lasciare mai la stanza d’ingresso, anche perché a quest’ora si sarebbe risucchiata anche la magia dei guardiani, optiamo per entrare dal balcone. Diamo a Malik una corda con rampino da fissare alla balaustra e ci arrampichiamo. Una volta saliti tutti, l’urlo di Lorcan: “Crolla!” arriva giusto in tempo per permetterci di saltare all’interno della stanza prima che il balconcino precipiti al suolo frantumandosi. Senza incrociare nessuno, arriviamo alla sala dove si trovano le armature:  imbracciano delle balestre puntate contro di noi. Non appena Lee cerca di entrare viene colpito da due quadrelli. Mentre gli Orrori ricaricano le armi, Drev si lancia delle immagini speculari. Io grido che vorremmo solo parlare con Saharael, senza fare del male a nessuno, ma loro rispondono che chi non è in grado di passare non merita di passare. Ho capito, vogliono la rissa. Lee si potenzia con una “forza del toro” e Drev avanza scaricando un raggio rovente su una delle due armature. Io non posso fare granché… però una bella “sfortuna” potrebbe aiutare! Ne lancio una ciascuna sui nostri avversari, mentre loro lasciano la balestra e sfoderano gli spadoni. Lorcan con le sue frecce non riesce a colpire, il mago è molto più efficace. Uno degli Orrori entra in corpo a corpo con Lee, l’altro mi aggira per scagliarsi su Drevlin, che giudica più pericoloso. Oh oh! In pochi istanti il monaco incassa tre colpi pesantissimi, per fortuna il mago viene mancato! Provo a rallentare le armature con la bacchetta, ma l’incantesimo non passa. Sento un lamento di Lee, dietro di me. Ma che fa! Non dirmi che non si è ritirato… Con la coda dell’occhio lo vedo cadere mentre l’Orrore rialza la spada per poi calarla di nuovo sul corpo inerte del monaco. Per gli dei, no! Non può essere ancora vivo dopo un colpo del genere… Lo stomaco mi si chiude ma l’urgenza dell’azione è più forte di tutto il resto. Mentre cerco di spostarmi verso la stanza l’altra armatura divide gli attacchi tra me e Drev, colpendomi con una facilità impressionante. M***a! Sto per liberarmi dallo scontro, ma al mago è rimasta una sola immagine speculare. Non può restare l’unico bersaglio, non ha nemmeno addosso protezioni che ne aumentino la resistenza. In più, è il solo a danneggiare seriamente gli avversari. Per avere qualche possibilità di colpire ricorro a un “colpo accurato”. Siamo in chiara difficoltà. Drevlin con un incantesimo trasforma Malik in… in… un’idra! Che impressione! Lo sconcerto del mio famiglio si riversa nella mia testa. Fatica ad adattarsi alla nuova prospettiva… La mia spada scalfisce appena il nemico. Lorcan si mette fuori portata con un’acrobazia, Malik porta numerosi attacchi con tutte le sue teste, ma va a segno una sola volta. Uno degli Orrori reagisce ferendo di nuovo me e Drev con la sua spada infuocata. Mi appoggio alla parete per resistere al dolore, il mago è ancora in piedi ed evoca altre immagini per proteggersi. Anche gli Orrori sono malconci, posso provare a sottrarmi al combattimento. Le nuove dimensioni di Malik, che occupa l’intero corridoio, mi intralciano la ritirata, consentendo all’altra armatura di colpirmi. L’idra attacca, senza grande successo. Io non sono sufficientemente rapida, mi gira la testa a causa delle ferite: mi rendo conto di non poter evitare lo spadone dell’Orrore più vicino. È come se il tempo si dilatasse, i miei pensieri corrono più veloci della realtà. So di non poter sopravvivere alla lama che sta penetrando nella mia carne, non in queste condizioni. Sento in bocca il sapore dolciastro e nauseante del sangue, un brivido gelido mi risucchia le forze mentre l’immagine di Drev si offusca davanti ai miei occhi. –“Jamila… Jamila! Resisti!” Malik… Scivolo lungo la parete, poi vengo avvolta da un’ondata calda proveniente dal legame col Tressym; la sua energia vitale mi restituisce le forze necessarie per non perdere i sensi. Mi accorgo che un’armatura svanisce in una porta dimensionale, dopo aver incassato un incantesimo del mago, mentre Malik con un altro attacco riesce ad abbattere l’altro Orrore, che si liquefa. Grazie micione, grazie di cuore. –“Drev, cura Malik!” Lui obbedisce, poi ancora col fiatone viene da me. Lorcan è chino su Lee, ma non può che constatare ciò che già sappiamo. Ci curiamo quanto basta a stare in piedi e lanciamo un riposo inviolato sul cadavere del monaco. Che pena vedere il suo corpo straziato dalle lame. L’immagine di Lara mi attraversa la mente.

venerdì 15 ottobre 2010

L'ORACOLO (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh

Sistemata la nostra roba ci rechiamo in refettorio per la cena. Destiamo una certa curiosità perché non siamo dei militari. Ah Ah! Guardali lì, immancabili. Una frotta di ragazzuoli di belle speranze ronza attorno a Kelsia. E come siamo arrivati qui, da dove viene, ha ucciso dei goblin?? E cri cric e cri croc... Oz mangia tranquillo. Forse gli piacciono più maturi… Uh, guarda! Un bel bicchierone di vetro dal fondo spesso. E blu, il colore più adatto per l’oracolo. L’oracolo… Dragan era un amico di papà, un soldato come lui, grosso e possente. Non so cosa gli fosse capitato, quale dolore cercasse di soffocare tentando invano di ubriacarsi. La sua tempra e i suoi 100 e passa chili non capitolavano facilmente di fronte all’alcool. Così se ne stava malinconico a guardare il fondo del bicchiere, incapace dell’oblio, mentre qualcuno ogni tanto gli tirava una manata su una spalla. E doveva tirargliela bella forte perché se no non se ne accorgeva. Io ero piccola e non capivo, mi domandavo perché ogni volta stesse lì a osservare quel bicchiere che si rigirava tra le mani tutto triste. Così una sera gli sono saltata in braccio e gliel’ho chiesto. Lui mi ha accarezzato la testolina con la sua manona e poi con la lingua un po’ spessa mi ha spiegato che a volte il mondo intorno a noi è così incomprensibile che forse guardato dal fondo di un bicchiere può diventare più sensato, migliore… Era una teoria interessantissima, tant’è che ho subito provato: armata di bicchiere come cannocchiale mi sono data all’osservazione di quello che mi circondava. Una vera rivelazione! Persone e cose svelavano la loro natura segreta, tutto acquisiva un aspetto nuovo. Non ho mai chiesto a mia madre se anche lei usasse lo stesso metodo per inventare le storie magnifiche che mi raccontava quand’ero bambina! Comunque sia, da allora ogni volta che ho dei dubbi persistenti mi avvalgo del fondo del bicchiere, il mio oracolo personale. Si scoprono cose impensabili! Che naturalmente, papà, non prenderò per assolutamente vere, sì.
 Ok, la prima è Kelsia. Armeggio senza dare troppo nell’occhio finché non ce l’ho nel mirino. Il cielo dei suoi occhi si accende ancora di più, i suoi capelli neri ondeggiano nel blu intorno a lei. Mantiene una certa grazia, sembra davvero che si muova nel mare, il suo elemento. Ma pensa, la principessa di un regno sottomarino in esilio. Chi l’avrebbe detto! Questo però impone un nuovo problema: non si può abbandonare una principessa sotto mentite spoglie al suo destino. Non si è mai visto. Ha un regno da rivendicare. … … Papà? Niente “Piccola…”? Ah! Allora sei d’accordo anche tu. Bene, vedremo cosa si potrà fare.
 Vediamo un po’ lo spilungone. Mmmhh, i suoi occhi violetti diventano scuri e profondi, occhi che vedono più di quello che dovrebbero e che nascondono bene quello che c’è dietro. Fanno un po’ paura… I suoi capelli verdi escludono il mare, si tratta di una creatura silvestre: natura, foreste, boschi. Del resto, vede le cose invisibili ed è vestito da elfo. Finora è quasi scontato. Le sue braccia si allungano in strani movimenti sinusoidali… - Toh, non sapevo di conoscere questa parola – Potrebbe essere uno bravo a proteggere, a custodire, a mantenere segreti. Magari è anche disposto a fare da scorta alle principesse in esilio. O forse preferisce i principi…
 Il mio oracolo è interrotto dalla voce di Kelsia: sta parlando di un’epidemia che forse si sta diffondendo, attirando l’attenzione di un veterano. Quando però nomina lo Cheval, o “cavelfo” come lo chiama lei, l’altro la irride e se ne va arrabbiato. No, no, no, calma. Ragazzina, cavolo, fa’ più attenzione! Inseguo l’uomo e gli espongo la cosa in maniera più comprensibile per lui. Mi trova attendibile e mi accompagna dai guaritori. Mentre mi faccio medicare racconto loro ciò che so sulla presunta epidemia e poi vado a dormire. O almeno, vorrei farlo, perché c’è ancora qualche baldo giovine che gironzola intorno a Kelsia, che ha la branda di fianco alla mia. Lei tenta di allontanarli, c’è anche qualche accordo per un allenamento il giorno successivo – Imbranati! Perché umiliarsi da soli – ma visto che non si schiodano e io sono stanca alla fine scatto seduta urlando “Allora! La vogliamo finire di rompere i c****oni o no! C’è gente che vuole dormire!” In 5 secondi netti le reclute si dileguano e regna il silenzio. Auguro la buonanotte a Kelsia con un gran sorriso mentre Oz sghignazza divertito.
 Il mattino successivo mi sento proprio bene. I balsami dei guaritori sono stati un vero toccasana, il dolore è completamente sparito e le ferite guarite. Bene. Mentre mi sto godendo la colazione il ragazzo che era nell’ufficio del comandante viene a cercarci e ci scorta di nuovo dal suo superiore. Il capitano ha parlato coi guaritori, trovando conferma ad alcuni suoi sospetti.
 La situazione però è peggiore del previsto e data la scarsità di veterani che ha a disposizione, ci chiede di lavorare per lui come esploratori per raccogliere informazioni nei dintorni. Pagati. In particolare, oltre agli sbandati contagiati sembra esserci un gruppo più organizzato che attacca sistematicamente tutti gli insediamenti umani che trova. Lui vorrebbe scoprire qualcosa di più su quest’ultimo. No, caspita, ci sono appena scappata dall’esercito. Kelsia invece, com’è ovvio, sembra allettata. Oz ha la solita espressione di disinteresse per il mondo circostante. Del resto, non posso pensare di tornare verso Darokin da sola: ormai gli assalti di goblin e umanoidi si sono spinti fino alla strada principale. È troppo rischioso anche per me, basta una freccia in una gamba per condannarmi. Devo pensarci, devo pensarci bene. Prendo tempo: dico che dobbiamo discuterne tra noi e poi gli faremo sapere in mattinata. Come previsto, gli altri due sono propensi ad accettare. Kelsia è quasi eccitata all’idea. Faccio presente che in realtà è un lavoretto piuttosto rischioso. Ma tanto, visto che non possiamo andarcene… Rifletti Kayleigh, rifletti! Hanno ragione: non possiamo andarcene. Fuori in missione sarei solo con loro due e abbasserei notevolmente i rischi piuttosto che restare tra la folla e i militari. E poi tanto non capisco la lingua di questi umanoidi.
 D’accordo, facciamolo.

lunedì 11 ottobre 2010

FORT CRUTH (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh.

Ci accampiamo in un posto sufficientemente lontano dal tanfo di mucca in decomposizione. Il mio falco è nervoso per l’odore del sangue e della morte. Due buchi scenografici fanno bella mostra di sé sotto le mie costole. Ogni movimento meno che cauto è un supplizio! Kelsia si offre di nuovo di aiutarmi con le medicazioni e le fasciature. Meno male… Rattoppiamo il tutto e stabiliamo i turni di guardia che fortunatamente si rivelano inutili.
 Il riposo e le cure sono stati efficaci e al mattino posso camminare senza grossi problemi. Incrociamo diverse serie di tracce: animali, goblin e anche qualcosa di più grosso, probabilmente orchi o bugbears. Però non incontriamo nessuno.
 Verso metà pomeriggio arriviamo in vista di Fort Cruth. La classica costruzione squadrata, con quattro torri, il ponte levatoio e la struttura centrale sopraelevata. Il tutto massiccio e possente. Quello che ci lascia sconcertati è la lunga fila di persone, carretti, animali e quant’altro in attesa di entrare al forte. Ohi ohi, mi sa che la situazione è peggiore di quanto pensassimo! Qui sono già in emergenza, come potranno portare aiuto a Armstead… Sbuchiamo dal bosco su un sentiero più battuto e dopo non molto ci fermano a un posto di blocco. Un sergente veterano e tre sbarbatelli molto giovani. … Troppo giovani!
 Kayleigh, forza… andrà tutto bene; un bel respiro, calma, ce la puoi fare.
 Mi avvicino e saluto il sergente alla maniera militare. Su sua richiesta mi identifico e gli spiego che dobbiamo consegnare una lettera al comandante del forte. Lui scorre velocemente la missiva, mi fissa un istante con occhi vitrei e poi ci dice di ignorare la fila e di presentarsi al sergente di guardia alle porte. Se ci fermano per dei controlli possiamo usare il suo nome come lasciapassare. Raggiungiamo in breve la colonna di profughi e iniziamo ad avanzare ai margini, seguiti da occhiatacce minacciose. Parecchi soldati… non soldati… reclute… beh, reclute molto giovani… - ommamma! - controllano la lunga coda cercando di mantenere l’ordine e la calma. Uno ci intercetta e in darokiniano urla: “Ehi voi, cosa fate! Tornate in fila insieme agli altri!” No, ecco, noi dovremmo cons… C***o! Mi giro e mi metto buona buona in coda. MA NO! IO DEVO CONSEGNARE LA LETTERA!! Dobbiamo arrivare al forte, NON VOGLIO STARE IN FILA, NON VOOGLIOOOOO!” Kelsia mi guarda perplessa e poi mi segue. Non avrà capito un’acca, non sa il darokiniano. Arriva anche Oz che mi domanda che sto facendo. A TE COSA SEMBRA CHE STIA FACENDO, EH?? Gli rispondo che me ne sto in fila, come ha detto il soldato. Antonius, tu hai idea di quanto ti odi? Lui insiste: il sergente aveva detto di passare avanti e bla bla bla. Cos’è, proprio adesso ti va di sprecare parole? Sì, il sergente aveva detto. Ma io ora NON - POSSO - USCIRE - DALLA - FILA! Lo guardo serafica limitandomi a un “sì”. Lui parte di gran carriera verso la recluta e in alphatiano gli spiega della lettera, quello chiede di vederla e poi ci indica di proseguire. Arriviamo all’ingresso senza altri intoppi, con i miei compagni che mi guardano un po’ male. Kelsia si azzarda a chiedermi se va tutto bene. Ma certo! Centinaia di persone in un forte militare… benissimo!! Una vera pacchia! No, io non posso restare qui, devo andarmene il prima possibile. – “Sì, è solo che c’è troppa gente per i miei gusti”. Non l’ho convinta. Ma questo è il problema minore. I veterani di guardia all’ingresso ci spediscono dal comandante. Nel frattempo Kelsia cerca di sapere cosa sta succedendo: gli insediamenti isolati sono stati sistematicamente attaccati da bande di umanoidi e per proteggere la popolazione si è deciso di farla convergere al forte, dove sarà più semplice garantire la sicurezza. Nell’ufficio del capitano, oltre al capitano medesimo, c’è una scrivania ingombra di carte e in un angolino un altro militare che sta scrivendo qualcosa. Sarà meglio che parli io… L’uomo legge la lettera e ovviamente ci chiede come ne siamo entrati in possesso. Oz racconta dei goblin e della staffetta morta. Oh, ma che è, solo con le donne fai mister simpatia? Sei loquace con tutti gli uomini o è il fascino della divisa a scioglierti la lingua? L’altro non fa nulla per mascherare la sua incredulità per il fatto che siamo giunti al forte sani e salvi. Siamo stati molto fortunati. Oh, ciccio, i signori, qui, hanno avuto una delle migliori guide in circolazione! Fortunati un corno. Anzi, le corna erano due e manco portavano fortuna! Ora che mi ci fai pensare sto dolorino pulsante mi dà ancora fastidio…
 Lui ci ringrazia per il nostro senso civico e ci offre ospitalità nelle camerate dei soldati, che sono più comode e soprattutto meno affollate di quelle dei civili. Poi torna alle sue scartoffie mentre una guardia ci scorta ai nostri alloggi.
 Mi guardo in giro: pochi veterani e un sacco di ragazzini. Sì e no dell’età di Kelsia. Come mai? Era periodo di addestramento… No! Quindi questi non sanno ancora maneggiare un’arma senza farsi del male. Ho un brutto presentimento. Ma io non sono più nell’esercito… non potete obbligarmi. Per la verità potreste anche, ma non lo sapete!

venerdì 8 ottobre 2010

FORT CRUTH (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kelsia, il post è di Tenar.

Prima di arrivare al forte incontriamo una lunga processione di profughi che si sta dirigendo verso la struttura militare in cerca di protezione. Il mio primo pensiero è di sollievo. Per un poco ero arrivata a pensare che fossimo gli unici sopravvissuti in una foresta devastata. Non è così, ovviamente e non c’è nessun motivo di rallegrarsi per tante persone in difficoltà. A regolare il flusso ci sono gruppetti di uomini in uniforme. Be’, uomini è una parola grossa, avranno più o meno la mia età e tra loro c’è anche qualche ragazza.
 Kay si avvicina loro con passo sicuro e parla in una lingua che non conosco, credo faccia sapere della lettera che portiamo in modo da saltare la fila. Nonostante le apparenze è evidente che qualcosa la inquieta, guarda i profughi in colonna come se tra loro potesse nascondersi un pericolo, ma quando le domando se c’è qualcosa che non va, mi risponde solo che non le piace la folla.
 Al gruppo di guardia successivo ci dev’essere qualche difficoltà, perché Kay prima si mette in colonna con gli altri e solo dopo l’intervento di Oz possiamo di nuovo avanzare. Oz, al contrario della mezz’elfa, sembra rilassarsi sempre più con l’avvicinarsi del forte. Forse ha capito che non è proprio un posto da fate. Alla fine, quando veniamo istradati verso l’ufficio del comandante, lo vedo persino sorridere. E’ piuttosto sorprendente. Non che non lo credessi capace di tanto, intendiamoci. E’ che di colpo l’uomo misterioso dallo sguardo viola un po’ ambiguo scompare, lasciando il posto ad un giovane dal fare simpatico e i suoi occhi più che timore suscitano fascino.

 Il comandate, per fortuna, parla una lingua comprensibile. E’ piuttosto sorpreso dal nostro arrivo, poiché le bande di umanoidi fin’ora hanno lasciato ben poco scampo ai suoi esploratori. A dire il vero, noi il problema più grande lo abbiamo avuto con il toro, i goblin erano un po’ dei mollaccioni, ma non mi sembra educato dirlo. Ci ringrazia per aver portato la lettera e ci chiede se non ci andrebbe di fare per qualche giorno gli esploratori per loro, pagati.
 Caspita! Io, lungo la strada, ho pensato che magari potevo anche arruolarmi, non sarei certo stata peggio di qualcuno dei ragazzini che ho intravisto e questo mi chiede se voglio diventare direttamente esploratore! Cerco di darmi un contegno. Punto primo, io da sola in un bosco mi perderei entro dieci minuti. Punto secondo, i goblin saranno anche mollaccioni, ma da sola… Guardo gli altri. Oz sembra ben disposto verso la proposta, mentre Kay… Lei ha qualcosa da fare altrove ed è chiaro che al forte non è a suo agio. E’ già stata nell’esercito, forse questo posto le risveglia brutti ricordi. In ogni caso non ho né il diritto né la possibilità di trattenerla. E’ lei stessa, però, che giunge ad un accordo. Mettersi in viaggio ora, senza notizie dei nemici, non è certo saggio, tanto vale fare qualche ricognizione retribuita per tastate il terreno.

lunedì 4 ottobre 2010

50b AGGUATO NEL BUIO

Al mattino il mago evoca i dragalli (sì, i draghetti-pony…); sono gli stessi dell’altra volta, vengono a strusciarsi affettuosi. Quello di Lorcan, quello nuovo, è viola. I locali non sembrano apprezzarli molto, però sono così comodi... Dal cielo cade incerto qualche fiocco di neve. La strada si inoltra in un bosco sempre più fitto, dove cominciano a comparire ragnatele e ragni di varie dimensioni che corrono tutto in giro. Finché se ne stanno tra la vegetazione… Speriamo di uscire in fretta da qui! –“Ragno a sinistra, sulla pianta!” All’allarme di Lorcan mi volto di scatto: un ragno enorme, scuro, occupa l’intera chioma dell’albero e ci trova molto interessanti. Azz… Drevlin usa un raggio di vertigine, mentre Lee lancia una preghiera. La bestia si muove per scendere dalla pianta, cercando di imprigionare il monaco con una ragnatela, ma stordito dall’incantesimo non ci riesce. Io mi affido ai dardi e Lorcan alle frecce. Alle spalle di Drevlin, un’altra ragnatela si spalma sul tronco più vicino. Un secondo ragnone si sta calando da una pianta lì di fianco. Lo scontro si fa serrato e confuso. La magia di Drev è molto efficace, uno dei bestioni però riesce a mordere Lee, indebolendolo col suo veleno. Viene evocato anche il cane celestiale, per cercare di fiancheggiare, ma con scarso successo. Due colpi ben assestati del monaco stendono uno di quegli obbrobri, l’altro non riesce a colpirmi per un pelo. Però così grossi mi fanno meno senso, forse perché non ti possono camminare addosso… Le frecce di Lorcan vanno spesso a vuoto, i miei dardi e i raggi roventi di Drev passano, ma è ancora Lee a dare il colpo di grazia.
 Tutto torna tranquillo, ci ripuliamo, risistemiamo, mangiamo qualcosa e ripartiamo. Dopo non molto ci imbattiamo in un cadavere semi-mangiucchiato di un ragno colossale, ancora più grosso di quelli che abbiamo ucciso. Ci vuole un’ora per permettere a Lorcan di estirpare la sacca di veleno della bestia. Ma come ci sguazza in ‘sti lavori sporchi… guarda com’è soddisfatto!
 Verso il tramonto i dragalli se ne vanno, ormai siamo alle pendici delle montagne. Ci accampiamo per la notte. Vengo svegliata da un grido di Drev. Una figura ammantata di scuro sta per infilzarlo con uno spadone, ma viene bloccata dai tentacoli neri evocati dal mago. Salto in piedi, mentre un altro assalitore non ancora in vista cerca senza successo di sparire tramite una porta d’ombra: i tentacoli hanno imprigionato anche lui. Sono Tenebre! Lee è già di fianco a Drevlin, giusto in tempo per entrare in corpo a corpo con lo sharita più vicino a noi che è riuscito a liberarsi.
 Drevlin lancia la polvere luccicante sull’altra Tenebra, per impedirle di dileguarsi, noi invece concentriamo incantesimi e colpi sull’uomo che lotta con Lee. Lui però cambia tattica: scompare per qualche secondo, poi si materializza davanti a me, troppo vicino perché io riesca ad evitare la sua spada. Mi piego dal dolore con un gemito, il sangue caldo bagna la mano premuta sulla ferita. Il monaco colpisce, Drevlin si sposta verso di me con espressione truce e uccide la Tenebra con una raffica di dardi. –“Str***o! Jamila, stai bene?”. Sì, la ferita non è molto profonda. L’altro sharita sta ancora tentando di liberarsi dai tentacoli, sotto le frecce di Lorcan e i dardi di Drev. Alla fine anche lui si accascia al suolo privo di vita.
 Lee mi cura, mentre Lorcan e Drev perquisiscono i cadaveri. La spada che mi ha ferita è malvagia e senziente. Certo che se questi cominciano a comparirci davanti a loro piacimento la questione si complica parecchio. Drev si domanda come facessero a sapere che eravamo qui, evidentemente ci scrutano; se Harbaldol e Thebaldol sono a Shad, è ovvio che le Tenebre sappiano chi cercare. Questo vuol dire niente più “notti tranquille”? …Ehm… E che c’erano parecchi guardoni le notti scorse??

venerdì 1 ottobre 2010

BOICOTTAGGIO

Non permettermi di nuovo di postare normalmente era ormai banale, sarebbe stata la quarta volta...
Così ora ha pensato di essere più "creativo", impedendomi di lasciare commenti quasi ovunque, tranne rare eccezioni. Per cui, abbiate pazienza, non è che vi snobbo, è che sono impossibilitata a rispondervi.