Il resto della serata trascorre
piacevolmente, spilucchiamo e chiacchieriamo con Lara e Lee, mia mamma, mio
fratello e Kelina, le altre persone e amici che ancora si aggirano per la casa,
in un atmosfera rilassata, famigliare. Ogni tanto è come se mi astraessi da
loro, come se li vedessi “da fuori”, da uno spazio-tempo leggermente sfasato. È solo perché dentro di me sto prendendo
commiato da loro, e i loro gesti, le loro parole, si imprimono nella mia
memoria scavandosi il loro posto rubando istanti allo scorrere regolare della
realtà. Mi serviranno, al Buio; mi aiuteranno a non smarrire la strada. Saranno
l’ancora della consapevolezza di ciò che mi aspetta alla meta, anche quando non
sarò in grado di vedere più nulla e dubiterò del mio scopo e delle mie
intenzioni.
Un vuoto allo stomaco…
Una voce senza
suono intaglia perentoria le sue parole nella mia mente: “Sei davvero sicura che sia la scelta
migliore, di essere nel giusto? Se allarghi la tua prospettiva, forse capirai
che non è così scontato…”
Accadrà, lo so.
La visione svanisce rapida, così come
è venuta.
Nessuno sembra essersi accorto, mi
appoggio alla spalla di Drev mentre Lara ricapitola le cose da fare per il
giorno successivo. Come faccio a
lasciarti… Tutti i miei pensieri si concentrano su questo e divento
spettatrice più che partecipe. Ce ne andiamo quando ormai sta calando la notte,
per teletrasportarci a Selunnara.
-“Tutto bene? Sei stanca?” -“Un po’”. –“Domani è un’altra lunga giornata,
sarà meglio arrivarci preparati…” Non riesco a dire molto per il resto del
tragitto, annaspo all’idea che è l’ultima notte che trascorro qui. E poi starò
lontano da lui, magari per non tornare, e tra noi è ancora tutto in sospeso…
Quando si avvicina per darmi il solito bacio della buonanotte mi manca il fiato.
Lo trattengo, in un bacio meno formale; mi stringo a lui anche se ho paura. Non
voglio sprecare anche questa notte, ma non so come affrontarla, cosa aspettarmi,
come reagirò… Lui mi porta dentro, e io mi sento quasi paralizzata perché so
che ci resterà male quando scoprirà che me ne sarò andata, perché temo di
sovrapporre lui e Vattick, perché… non so nemmeno per quanti perché. Sono
contenta che le mie percezioni siano mute, di non dover vivere anche le sue, di
paure.
E invece sono le sue carezze a portarsi
via i dubbi, lo ritrovo in ogni gesto, in ogni respiro e alla fine restiamo
solo noi due, com’era prima, come deve essere…
Mi lascio cullare dalla dolce
indolenza che segue all’amore, abbracciata a lui, a rimpiangere di non avere
avuto prima il coraggio di compiere questo passo. Avremmo trascorso dei giorni più
sereni, non l’avrei abbandonato così come sono costretta a fare ora.
-“Cos’è che non va? Cosa mi stai
nascondendo?” Di colpo sono molto vigile. Come
sarebbe? Adesso sei tu quello empatico? Proprio ora? –“Niente… è solo che per me non è stato
facile, insomma, per via di Shade, non so… riesci a capirlo?” –“Mi vuoi lasciare?” Eh? Ma che… Mi sollevo su un gomito a guardarlo. Sono qui nel tuo letto, ma come ti salta in
mente? –“No!” Si mette seduto, senza guardarmi in faccia: “Però vuoi andare
nel Sottosuolo senza di me…” –“No, aspetta: non appena ho prospettato questa
possibilità è successo il finimondo, prima ancora di sapere per…” –“Forse vuoi
portarti tuo marito, no?” Scusa? Lo
fisso senza riuscire a parlare. –“So che l’hai visto, e magari ci hai pure
scopato, in ricordo dei bei vecchi tempi…” Mi ritrovo schiena alla spalliera, svuotata,
a fare i conti con una persona che non riconosco in quella stretta a me fino a
pochi momenti prima. Come puoi credermi
capace di una cosa simile? Per poi venire a fare l’amore con te, per di più?
Non so quante volte debba cercare aria per trovare il filo di voce che mi serve
per rispondere: “Non ho mai pensato di lasciarti, né tanto meno di farlo per lui. E non è vero, non l’ho mai visto; mio marito nemmeno può usare la magia, per cui nel Sottosuolo sarebbe del tutto
inutile. Mi sono solo preoccupata che fosse al sicuro, perché so che è un uomo
diverso da quello che mi ha rapito e non voglio che Shar lo…” Si volta: “È come
se non fossi mai tornata da Shade, te ne rendi conto? Lo chiami mio marito!” Ma mi stai ascoltando, porca miseria!? –“No! È Lorcan che ha
iniziato a chiamarlo così, tu lo chiami così! Io sono tornata, subito! Non ho
mai riconosciuto il matrimonio, non voglio lui, ma te!” Ca**o, l’hai capito adesso? Restiamo in equilibrio sul silenzio,
incerti. –“È rassicurante, però vuoi scendere senza di me”. Spiego che era solo
un’idea e cerco di riesporre le mie ragioni, ma vengo interrotta quasi subito:
“NON ha senso ciò che dici! Non c’è motivo: se abbiamo aiuto ben venga, ma non
ha senso escludermi!” Ah no? –“Io
sono rimasta, quando è stato necessario” -“Ma che c’entra, era diverso: tu devi
usare gli oggetti, se muoio io non è un problema.” –“Per me sì! Lo è! È un
problema enorme!” L’ho quasi urlato. Ma
da dove ti vengono certe idiozie! –“Sono già stato relegato qui per più di due
mesi mentre eri a Shade, non se ne parla. Se mi vuoi lasciare, allora lo fai
qui, ora; se no, vengo”.
Si alza e se ne va nell’altra stanza,
rimango sola. Mi rivesto meccanicamente e torno a casa di Eliana. Non è
possibile che Drev abbia pensato di me ciò che ha insinuato, e poi per tutto
questo tempo... Gli sarebbe bastato porre una semplice domanda per evitare di
macerarsi nel dubbio per tutto questo tempo e di accumulare tutta quella
rabbia. Invece non l’ha fatto. Perché? Per
paura di avere ragione e di rompere con me? E io non mi sono accorta di
nulla.
Da domani poi mi odierà ancora di
più…
Il mondo che mi sono faticosamente
ricostruita intorno si è sbriciolato nel giro di pochi minuti. Ero così concentrata su me stessa che mi
sono persa il resto. Ma avevo troppo poco tempo e delle priorità… Forse ho sbagliato tutto.