Domani è il grande giorno: quello del
matrimonio di Lee e l’ultimo che io trascorrerò con tutti loro. Lara è al
settimo cielo, sono qui da lei per le prove generali e i ritocchi per vestito,
“coreografia” e via dicendo. Si è un po’ fatta prendere la mano, è molto
halruiana in questo; del resto mio padre da Landis asseconda ogni sua richiesta
e suggerisce nuove idee malate da mettere in atto… Mi pare chiaro che Lee abbia
ormai perso del tutto il controllo sulla cosa! Non so perché, l’immagine che
più mi stringe il cuore è vedere mia madre giocare spensierata col piccolo
Edein e Malik.
È arrivato anche Ilven, lo sto tenendo
d’occhio aspettando solo il momento in cui il monaco lo lascerà un attimo per
potergli parlare. Sembra una piccola polla di tranquillità in mezzo alle
schegge impazzite del festoso caos che lo circonda. Riesco ad avvicinarlo da
sola dopo più di due ore di appostamento. Mi rivolge un caldo sorriso, stringendo
la mia mano tra le sue. Chiacchieriamo qualche minuto, poi gli spiego che
vorrei discutere con lui in privato, per una questione importante e molto
urgente. Non sembra affatto sorpreso, pare quasi che se lo aspettasse… Evidentemente
il lui c’è ancora una forte predisposizione alla divinazione. Siccome non è
prudente parlare in mezzo a tanta gente, ci ritiriamo a casa dei miei, sopo
essermi assicurata che Lee sia occupato altrove trascinato dalla moglie a
verificare che tutto sia pronto per domani.
Sono un po’ in imbarazzo, introduco
la questione senza tanti giri di parole, ma vengo interrotta prima di giungere
alla fatidica richiesta. –“Mi pare una vera crudeltà strappare un ragazzo così
giovane alla moglie e al figlioletto, proprio a ridosso delle nozze…” Ecco, infieriamo pure. Abbasso gli
occhi, in un silenzio colpevole. –“Bisognerebbe trovare una soluzione diversa,
cara, non credi?” –“Sì, infatti… So che non avrei nessun diritto nemmeno di
pensare una cosa del genere, però, mi chiedevo se… se lei… Insomma, Shade è un
grosso problema, se non riusciamo a recuperare il medaglione, Selunnara è
perduta. Io pensavo che lei potesse essere la persona giusta per… per
accompagnarmi nel Sottosuolo…” –“Sì, lo penso anch’io. Vengo volentieri,
davvero. Forse è proprio per questo che sono tornato… Anzi, che tu e gli altri
mi avete fatto tornare dalla sfera. Chissà… Se sono giunto in questo tempo, un
motivo ci sarà, no?” La sua espressione è così serena e rassicurante da
sciogliere tutte le mie riserve e i miei sensi di colpa. Lo abbraccio piena di
gratitudine, acconsente anche al segreto con Lee, forse perché sa che è l’unico
modo per non farlo venire con noi. Non si scompone di fronte alla partenza
imminente; mi informo se necessita di qualche equipaggiamento particolare o se
ha qualche richiesta specifica, sui particolari della missione ci sarà tempo di
informarlo durante la prima parte del tragitto.
Mi ributto nella confusione dei
preparativi col cuore più leggero. Il fatto che non ci sia Lorcan a ficcanasare
mi fa stare più tranquilla. Incrocio Drev con lo sguardo perso davanti al
recinto col mastodonte. –“Jamila, dimmi che non lo faranno veramente…” –“Temo
di sì. Del resto, quando si lanciano certe esche a mio padre… Poi Lara mi
sembra entusiasta della cosa” Si copre il volto con una mano, sconsolato.
–“Beh, tu avresti scelto dei draghetti rampanti, giusto? Farebbero più scena,
più “mago”, no?” Si volta di scatto, non riesco a restare seria sotto la sua
occhiata assassina. Mi tira un pizzicotto. –“Ahia! Come sei permaloso! Non sono
certo io quella che si è rivestita il soffitto della torre con la pelle del
drago!” Scappa da ridere anche a lui. Ed è come se all’improvviso tutto intorno
il mondo rallentasse la sua corsa. Da
quanto tempo è che non vedo l’ombra di un sorriso autentico sul suo volto? Da
tanto, troppo. E da quanto tempo non me ne sto preoccupando? Voglio davvero
rispondermi?
– “Jamila! - Mi riscuoto dai miei
pensieri e lo prendo sotto braccio – Vieni, torniamo da Lee. Ha detto che ci
sono degli stuzzichini che ci aspettano…”
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