lunedì 29 luglio 2013

112a COSPIRATORI


 Camminiamo in silenzio per l’ultimo tratto, evidentemente il monaco sta riflettendo sulle mie parole. –“Non posso non venire, Jamila: il ritorno di Selunnara riguarda il destino di molte persone, compreso il futuro della mia famiglia. La tua decisione mi sembra troppo drastica, ora però è meglio dormirci su e riprendere il discorso domani mattina, a mente più serena.” –“Non sono confusa, né arrabbiata: ci ho riflettuto bene. Si tratta solo di vedere con Zelman quale aiuto possiamo trovare e se la cosa è fattibile…” Mi guarda con espressione interrogativa, gli indico l’anello che mi ha regalato il capo: “Posso contattarlo quando voglio”. Poi mi fermo di fronte a lui, gli occhi piantati nei suoi: “Lee, promettimi che non dirai nulla agli altri di tutto questo.” Trattiene il fiato, allarmato: “Non puoi chiedermi di…” “Sì invece! Lo sai benissimo che al primo accenno farebbero fuoco e fiamme e si intrometterebbero in ogni singolo particolare. Non avrei più nessuna possibilità di scelta! Per favore, Lee, promettimelo.” Abbassa lo sguardo, imbarazzato. –“Ti prego, almeno per ora, almeno fino a quando non avrò messo in piedi la missione. Poi troverò il modo di spiegare loro tutto quanto.” Gli stringo una mano, supplice: “Avanti, Lee” –“D’accordo, va bene.” –“Ho la tua parola?” –“Sì, hai la mia parola.” “Grazie, grazie davvero!"
 Entra il locanda davanti a me, lo so di avergli dato un cruccio, lui odia mentire o nascondere la verità. L’immagine del piccolo Edein sorridente e di Lara che lo abbraccia. Lee è sempre riuscito a mantenere calma e lucidità in ogni frangente, certo però che portarlo in una missione suicida nel Sottosuolo, in prossimità delle nozze, a 18 anni… Che dirà a sua moglie? È una cosa orribile! Dovrei trovare il modo di lasciare a casa pure lui, ma adesso mi serve il suo appoggio, anche per non insospettire gli altri.
   Come previsto, non troviamo nessuno ad attenderci, così andiamo a dormire. Dormire è una parola grossa… Continuo a ripensare agli avvenimenti degli ultimi giorni, all’esasperazione di Drevlin. Siamo andati troppo oltre, tanto da non riuscire più a gestire la situazione.  
 All’alba non resisto più e mi decido a contattare Zelman. Il capo risponde, a voce bassissima. Vorrei spiegargli quello che è successo, ma lui mi interrompe dicendo che sa già tutto e che stava parlando proprio con Elminster, che è piuttosto arrabbiato. Proverà a calmarlo e a recuperare le informazioni che ci servono, poi, visto che è in zona, potremmo incontrarci per discutere. Lo avviso che vorrei un colloquio privato, senza gli altri. Il che per ora non è un problema, visto che non ci sono…
 Chiudiamo la comunicazione, con l’accordo di risentirci tra poche ore. 

sabato 13 luglio 2013

111c ESASPERAZIONE


 Drev prende la cartina dallo zaino con gesti nervosi, intanto io riassumo brevemente all’arcimago come ne siamo venuti in possesso; con la coda dell’occhio però controllo Drev, che continua a risistemarsi sulla sedia con piccoli scatti e che non appena c’è stata qualche allusione alla ballata è tornato ad ostentare una piva coi fiocchi. Buio tempestoso sulla sua espressione accigliata, buio che non promette niente di buono. Chiedo a Elminster se conosce scorciatoie percorribili rispetto al percorso segnato, perché le Tenebre si muovono sicuramente meglio e più velocemente di noi nel Sottosuolo e quindi guadagnare tempo sarebbe importantissimo, soprattutto considerato che a Shade sanno come costruire la chiave per accedere alla tomba. Ignoro i borbottii di Drevlin sull’affidabilità di Zelman e cerco di riportare l’attenzione dell’arcimago, che si è voltato verso di lui, sulle mie parole. Elminster chiede di vedere la cartina, io ribadisco che è il primo ad averla in mano eccetto noi e il capo, e che non l’abbiamo mai consultata se non in luoghi estremamente protetti. “Sempre che questo basti…” Smettila Drev… Elminster lo guarda di nuovo, un po’ scocciato: “Direi proprio che qui siamo al riparo da sguardi indiscreti, che le MIE protezioni bastino…” –“Eh, lo diceva anche Zelman...” Ora anche lo sguardo dell’altro è leggermente adombrato: “Insomma, se siete venuti qui…” –“Ma sì, quale gentile concessione interessarsi di questa cosa che in fin dei conti riguarda solo la sopravvivenza del continente.” Ca**o Drev, piantala! –“Sempre ammesso che, visti i precedenti, ci troviamo effettivamente di fronte al vero Elminster…” A questo punto gli occhi dell’arcimago sono attraversati da un lampo e con un rapido gesto della mano inchioda Drev al soffitto con un incantesimo. –“Questa è una prova sufficiente della mia identità?” Io e Lee ci lanciamo un’occhiata sgomenta. Pochi secondi e Drev ricade a terra, iniziando ad inveire contro l’Arcimago, contro Zelman, contro l’incompetenza di chi continua a disinteressarsi della nostra missione… La sua voce ha raggiunto delle vette stridule tali che dà persino fastidio sentirla. Prosegue imperterrito come un fiume in piena mentre si dirige a passi furiosi verso la porta. "Guarda se uno deve essere trattato così per una battuta, per aver chiesto aiuto…” Si infila giù per le scale, io e il monaco finora siamo rimasti a fissarlo a bocca aperta, senza riuscire a fare o dire nulla. Il mago è veramente fuori di sé, per un attimo ho temuto che volesse scagliare un incantesimo contro il nostro interlocutore. Mi alzo perché ho paura di come possa sfogare la sua rabbia e vorrei seguirlo. Quando sono sulla soglia però, Elminster mi ferma alzando una mano, bisbiglia qualcosa e un istante dopo vedo Drev teletrasportarsi via. Meglio così che la devastazione del paese! Ecco, però adesso c’è la burrasca del padrone di casa da affrontare… Perché non l’ha presa bene… Cerco di prevenire la sfuriata chiedendo scusa per il comportamento del nostro amico, che ultimamente è stato tremendamente sotto pressione e… Niente da fare, l’arcimago richiude in fretta la cartina e, lamentandosi piccato del comportamento riprovevole per degli ospiti bisognosi della sua sapienza, ci caccia da casa.
 Così ci ritroviamo fuori, nel prato, al buio, io e Lee. Da soli.
 Restiamo qualche minuto uno di fianco all’altra, in silenzio, con le braccia incrociate e pensieri molto simili che si intrecciano tra loro.
 E' lui a parlare per primo: “Credi che sia alla locanda?”
 -“No, figurati. Avrà capito di essere sbroccato e sarà andato in un posto dove non può fare danni”.
 Lui annuisce: “Sì, sarà a Selunnara, soprattutto visto che ora per Lorcan è vietata…” -“La cosa bella è che ci hanno mollato qui senza un teletrasporto. E senza soldi per comprarne uno…” Lee mi mette una mano sulla spalla: “E noi ce ne torniamo a dormire in locanda e se domani nessuno si fa vedere cominciamo ad incamminarci”.
 Ci avviamo a passi lenti. –“Non va bene, Lee. Io lo capisco, lo capisco davvero. Ma se basta così poco ormai perché tutti e due…” –“Avanti, lo sai che Lorcan sotto pressione è diverso…” –“E chi ti dice che nel Sottosuolo saremo sempre sotto una pressione sufficiente per lui? Riempirà ogni vuoto con commenti e frecciatine su mio marito, provocando il mago… E poi non è neanche quello il problema…” –“Drev ha sopportato…” –“Drev ha tutte le ragioni di questo mondo per esplodere, io lo so meglio di chiunque altro. Ma ha trovato il luogo e il momento più sbagliati per farlo, non è riuscito a controllarsi. Il Sottosuolo ormai è un’ossessione per lui. E… Non possiamo permetterci una scena del genere là sotto! Il fatto è che siamo troppo coinvolti, troppo coinvolti a livello personale. Non abbiamo nemmeno il tempo di dirimere le nostre questioni perché dobbiamo partire il più presto possibile. 
 Loro due non verrebbero per la missione in sé, capisci? Correrebbero dei rischi oltre il necessario se mi ritenessero in pericolo. Io credo che nessuno di noi tre saprebbe valutare razionalmente la situazione in quelle condizioni estreme, e invece serve distacco, lucidità. Riuscirei ad andare avanti se lo avessi morto ai miei piedi? Se vi avessi morti ai miei piedi?” 
 Mi ascolta assorto, senza commentare. Infine azzarda: “E quindi?” 
“Quindi scenderò nel Sottosuolo senza di loro. Nemmeno tu devi sentirti obbligato a venire.”